La storiella scritta da Gino Strada insieme alla figlia Cecilia: da leggere e diffondere ! In evidenza
Gino
Strada, il medico fondatore di Emergency, ha scritto questa storia
insieme a sua figlia Cecilia, per spiegare ai bambini il significato di
parole come "diritti", "pace", "uguaglianza".
C
'era una volta un pianeta chiamato Terra. Si chiamava Terra anche se, a
dire il vero, c'era molta più acqua che terra su quel pianeta. Gli
abitanti della Terra, infatti, usavano le parole in modo un po'
bislacco. Prendete le automobili, per esempio. Quel coso rotondo che si
usa per guidare, loro lo chiamavano "volante", anche se le macchine non
volano affatto! Non sarebbe più logico chiamarlo "guidante",
oppure"girante", visto che serve per girare? Anche sulle cose importanti
si faceva molta confusione.
Si
parlava spesso di "diritti": il diritto all'istruzione, per esempio,
significava che tutti i bambini avrebbero potuto (e dovuto!) andare a
scuola. Il diritto alla salute poi, avrebbe dovuto significare che
chiunque, ferito, oppure malato, doveva avere la possibilità di andare
in ospedale.
Ma per
chi viveva in un paese senza scuole, oppure a causa della guerra non
poteva uscire di casa, oppure chi non aveva i soldi per pagare
l'ospedale (e questo, nei paesi poveri, è più la regola che
l'eccezione), questi diritti erano in realtà dei rovesci: non valevano
un fico secco.
Siccome
non valevano per tutti ma solo per chi se li poteva permettere, queste
cose non erano diritti: erano diventati privilegi, e cioè vantaggi
particolari riservati a pochi. A volte, addirittura, i potenti
della terra chiamavano "operazione di pace" quella che, in realtà, era
un'operazione di guerra: dicevano proprio il contrario di quello che in
realtà intendevano.
E poi,
sulla Terra, non c'era più accordo fra gli uomini sui significati: per
alcuni ricchezza significava avere diecimila miliardi, per altri voleva
dire avere almeno una patata da mangiare. Quanta confusione!Tanta
confusione che un giorno il mago Linguaggio non ne poté più.
Linguaggio
era un mago potentissimo, che tanto tempo prima aveva inventato le
parole e le aveva regalate agli uomini. All'inizio c'era stato un po' di
trambusto, perché gli uomini non sapevano come usarle, e se uno diceva
carciofo l'altro pensava al canguro, e se uno chiedeva spaghetti l'altro
intendeva gorilla, e al ristorante non ci si capiva mai.
Allora il
mago Linguaggio appiccicò ad ogni parola un significato preciso,
cosicché le parole volessero dire sempre la stessa cosa, e per tutti.
Da allora il carciofo è sempre stato un ortaggio, e il gorilla un animale peloso, e non c'era più il rischio di trovarsi per sbaglio nel piatto un grosso animale peloso, con il suo testone coperto di sugo di pomodoro. Questo lavoro, di dare alle parole un significato preciso, era costato un bel po' di fatica al mago Linguaggio. Adesso, vedendo che gli uomini se ne infischiavano del suo lavoro, e continuavano ad usarle a capocchia, decise di dare loro una lezione: "Le parole sono importanti", amava dire, "se si cambiano le parole si cambia anche il mondo, e poi non si capisce più niente".
Da allora il carciofo è sempre stato un ortaggio, e il gorilla un animale peloso, e non c'era più il rischio di trovarsi per sbaglio nel piatto un grosso animale peloso, con il suo testone coperto di sugo di pomodoro. Questo lavoro, di dare alle parole un significato preciso, era costato un bel po' di fatica al mago Linguaggio. Adesso, vedendo che gli uomini se ne infischiavano del suo lavoro, e continuavano ad usarle a capocchia, decise di dare loro una lezione: "Le parole sono importanti", amava dire, "se si cambiano le parole si cambia anche il mondo, e poi non si capisce più niente".
Una
notte, dunque, si mise a scombinare un po' le cose, spostando una
sillaba qui, una là, mescolando vocali e consonanti, anagrammando i
nomi. Alla mattina, infatti, non ci si capiva più niente. A tutti gli
alberghi di una grande città aveva rubato la lettera gi e la lettera
acca, ed erano diventati...alberi! Decine e decine di enormi alberi, con
sopra letti e comodini e frigobar, e i clienti stupitissimi che per
scendere dovevano usare le liane come Tarzan.
Alle
macchine aveva rubato una enne, facendole diventare macchie, e chi
cercava la propria automobile trovava soltanto una grossa chiazza
colorata parcheggiata in strada. Alle torte invece aveva aggiunto una
esse, erano diventate tutte storte, e cadevano per terra prima che i
bambini se le potessero mangiare. Erano talmente storte che non erano
più buone nemmeno per essere tirate in faccia. Nelle scuole si era anche
divertito ad anagrammare, al momento dell'appello, la parola presente, e
se prima gli alunni erano tutti presenti, adesso erano tutti serpenti, e
le maestre scappavano via terrorizzate.
Poi si
era tolto uno sfizio personale: aveva eliminato del tutto la parola
guerra, che aveva inventato per sbaglio, e non gli era mai piaciuta.
Così un grande capo della terra, che in quel momento stava per
dichiarare guerra, dovette interrompersi a metà della frase, e non se ne
fece nulla. Inoltre aveva trasformato i cannoni in cannoli, siciliani
naturalmente, e chi stava combattendo si ritrovò tutto coperto di
ricotta e canditi. Andò avanti così per parecchi giorni, con le scarpe
che diventavano carpe e nuotavano via, i mattoni che diventavano gattoni
e le case si mettevano a miagolare, il pane che si trasformava in un
cane e morsicava chi lo voleva mangiare. Quanta confusione! Troppa
confusione, e gli uomini non ne potevano più.
Mandarono quindi una delegazione dal mago Linguaggio, a chiedere che rimettesse a posto le parole, e con loro il mondo. "E
va bene" disse Linguaggio "ma solo ad una condizione: che cominciate a
usare le parole con il loro giusto significato." "I diritti degli uomini
devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli
privilegi.Uguaglianza deve significare davvero che tutti sono uguali e
non che alcuni sono più uguali di altri. E per quanto riguarda la
guerra..." "Per quanto riguarda la guerra" lo interruppero gli uomini
"ci abbiamo pensato... tienitela pure: è una parola di cui vogliamo fare
a meno."
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