Il teatro dei pupi è riconosciuto dall’Unesco come Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità. Nelle sue forme più classiche e codificate lo spettacolo dei pupi prende forma a metà Ottocento, quando vengono messe in scena storie di banditi e santi, drammi shakespeariani e soprattutto le popolarissime vicende dei paladini di Francia.
Per le classi meno abbienti l’arrivo dei pupi era l’avvenimento più atteso: i pupari sfruttano la suspense e dividono la rappresentazione in più serate, che devono necessariamente culminare con una scena di battaglia. Per gli effetti speciali vengono utilizzati pupi particolari, che perdono la testa o si dividono in due (per poi ritornare magicamente interi nello spettacolo successivo), o streghe che possono mutare volto e passare da un angelico visetto alla maschera della morte.
Esistono due tipi di pupi: palermitani e catanesi. Il pupo palermitano è alto circa 80 cm - 1 m, pesa 8 kg, ha il ginocchio snodato e può sfoderare e rinfoderare la spada. Il peso relativamente esiguo permette al puparo un’ampia manovra: il pupo è agilissimo, ha un movimento veloce e scattante e sembra quasi saltellare sulla scena per affondare e schivare i colpi durante i duelli.
I pupi vengono mossi di lato e il puparo tiene il braccio teso per raggiungere il centro della scena. Il pupo catanese è alto 1,40 m e pesa tra i 16 ed i 20 kg. Il ginocchio è rigido e la spada è sempre sguainata e pronta a sferrare colpi. I movimenti sono più posati, ampi ed enfatici, i passi e gli affondi più lenti e realistici. A Palermo l’opera dei pupi è legata ai nomi di Cuticchio, Argento, Mancuso e Sanicola che si occupano anche della realizzazione dei pupi, creature complesse che richiedono giorni e giorni di lavorazione.
I primi pupari della storia usavano pupi in paggio (non armati) e rappresentavano storie siciliane. Di tutte queste opere sono arrivati a noi le farse, con i relativi personaggi di "Nofriu" e di "Virticchiu", che ancora oggi vengono rappresentate. Nello stesso periodo vivevano a Palermo i "cuntisti" che raccontavano incantevoli vicende di cavalieri e dame, santi e angeli, amori e tradimenti, duelli e battaglie.
I primi pupari costruivano da sè guerrieri cristiani e saraceni, rifacendosi particolarmente alle pitture dello "Steri"; copiarono lo stile delle armature, creando i modelli e cominciarono a creare elmi, spade, corazze che rivestivano pupi a volte dall'aspetto fiero, spavaldo o burlesco. Nell'Opera dei Pupi si trasmettono ancora oggi stili e comportamenti del popolo siciliano come la cavalleria, il senso dell'onore, la difesa del debole e del giusto, la priorità della fede.
Le gesta dei paladini e il ciclo carolingio sono tra le tematiche trattate nei canovacci usati dai pupari, ma, anche le storie della Gerusalemme Liberata, di Santa Genoveffa, di Pia dei Tolomei, dei Beati Paoli, etc.... Carlo Magno, Gano, Orlando, Rinaldo, Angelica hanno popolato le sponde dei carretti siciliani, i cartelloni propaganda degli spettacoli serali dei teatrini, le lambrette e i carrettini di uso vario e la fantasia di noi meridionali attraverso i cunti e le farse raccontate , la sera, attorno alla tavola di ogni casa; esso si può definire il teatro delle marionette del meridione d'Italia.
http://www.balarm.it/guide/vis.asp?idguida=77
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