« Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. »

martedì 24 settembre 2013

Antonio Veneziano

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Antonio Veneziano (Monreale7 gennaio 1543 (battesimo) – Palermo19 agosto 1593) è stato un poeta italiano, che compose prevalentemente in siciliano.
Visse in maniera alquanto avventurosa e grazie alla sua intelligenza e alla sua versatilità ebbe una grande fama sia in Sicilia che all'estero. Dopo aver studiato presso un collegio di Gesuiti, Veneziano inizia una lunga serie di problemi giudiziari: prima con la famiglia per questioni d'eredità, poi anche per un presunto assassinio e un rapimento.
Salpato per seguire Carlo d'Aragona, venne imprigionato ad Algeri dove conobbe Miguel de Cervantes e ne divenne amico [1],tanto che lo stesso, nel 1579, gli dedicò un'epistola in dodici ottave, opera che Cervantes reputò di un certo valore tanto che quasi settanta versi vennero reinseriti nella commedia El trato de Argel che narra della prigionia in Algeri.
Che l'amicizia fosse venata di ammirazione da parte di Cervantes, lo si deduce dalla novella El amante liberal in cui l'autore narra di un prigioniero siciliano che sapeva magnificare, nel ricordo, la bellezza della sua donna esprimendosi in versi sublimi, probabilmente si trattava della Celia, l'opera più famosa di Veneziano.
Nel 1579 Antonio Veneziano venne liberato e tornò in Sicilia. Nel 1588 fu imprigionato per aver scritto un libello contro il governo. Morì, nel 1593, a Palermo nel carcere del Castello a Mare (Palermo), i cui resti si possono ancora vedere accanto al porto nel golfo di Palermo, per lo scoppio della polveriera. La leggenda narra che il suo corpo fu rinvenuto tra le macerie con un grappolo di uva in mano.
La sua opera è vastissima. Scrisse prevalentemente poesie in siciliano, ma si dedicò anche all'italiano e al latino. La sua opera principale è l'elogio Celia, dedicato alla donna amata (che alcuni identificano in una nipote, altri nella vice regina di Sicilia, altri in Isabella La Turri e altri ancora in Franceschella Porretta) e composto durante la prigionia ad Algeri. Tra gli altri componimenti poetici si ricordano molte satire e altre rime burlesche. Alcune sue ottave sono state raccolte nel 1967, in un volume chiamato Ottave e curato da A. Rigoli. L'attuale bibliografia presenta altri titoli sia acquistabili che consultabili in biblioteca.

Esempio della sua poesia

(SCN)
« Non è xhiamma ordinaria, no, la mia
è xhiamma chi sul'iu tegnu e rizettu,
xhiamma pura e celesti, ch'ardi 'n mia;
per gran misteriu e cu stupendu effettu.
Amuri, 'ntentu a fari idulatria,
s'ha novamenti sazerdoti elettu;
tu, sculpita 'ntra st'alma, sì la dia;
sacrifiziu lu cori, ara stu pettu. »
(IT)
« Non è fiamma ordinaria, no, la mia
è fiamma che sol'io tengo e accolgo,
fiamma pura e celeste che arde in me;
per gran mistero e con stupendo effetto.
Amore, intento a fare idolatria,
s'è nuovamente eletto sacerdote;
tu, scolpita dentro quest'anima, sei la dea;
sacrificio il cuore, altare questo petto. »
(Celia, Lib. 2, (~1575 - 1580))

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